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Planisferi tracciati su pelli di animali; dischi circolari in cui l'imago mundi non conosce più l'ordine costituito; mappe come modelli di un'apparente immobilità e di futuribili profezie; carte geografiche che non forniscono segni convenzionali per orientarsi nella vita concreta; cartografie non più politiche in cui i confini si sono disciolti o i diversi stati si sono affastellati gli uni sugli altri. E ancora, segni aggrovigliati e avviluppati a formare strane figure di un animale che però lo sguardo attento rileva essere i perimetri delle diverse nazioni che formano il vecchio continente, oppure, nuovi e inediti spazi che irrinunciabilmente rimandano a enigmatiche figure che è possibile leggere soltanto come residui mnemonici d'ipotetici viaggi. Infine, una certezza, nei tracciati di quell'emigrazione che perduta nel tempo ha contribuito alla diffusione della presenza umana sul pianeta durante i primi e molti milioni di anni della sua evoluzione.